Il coraggio di chi rimane a Palermo!

Abbiamo ascoltato le parole di Rita Dalla Chiesa, ieri, figlia del generale Carlo Alberto, mentre parlava della lapide che ricorda suo padre, ucciso in via Carini a Palermo il 3 settembre 1982 e con voce pacata confidava la rabbia dettata dalle condizioni in cui versava la targa commemorativa, tra bicchierini di caffè usati e abbandono. Ha portato una bandiera italiana, Rita, in quel luogo, lei che ora vive a Mondello, nella stessa città in cui suo padre perse la vita, l’ha legata al manico di una scopa per farla stare su. “Nella parte bianca – confida – ho scritto ‘Papà’ perché non era il generale in quel momento. Per me era solo mio padre”.

Il Comune ha provveduto a ripulire l’area dopo le parole di questa donna che confessa di soffrire ancora moltissimo per il modo in cui suo padre le è stato strappato via, in questa terra, per mano della mafia. Lo dice a piena voce, sì, come dice anche che lei verso Palermo nutre comunque un amore smisurato. Lavora a Roma ma ha deciso di vivere a Mondello, in una casetta che dà sulla piazza, comprata da un pescatore del luogo. Ama i colori e i sapori che le ricordano il periodo in cui era bambina e col nonno mangiava le krapfen comprate nella borgata marinara, poco dopo aver fatto il bagno. “Ho deciso di vivere qui – racconta – Palermo mi è dentro, Palermo mi è nel cuore. Nonostante mio padre sia morto in questa città, io ho deciso di tornarci, ho fatto quest’atto d’amore”. C’è chi va via e chi rimane, chi ritrova nelle strade di questa città la forza e l’amore che sembrava perduto. “Adesso mi sento più vicina a lui”.

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