Le parole sono importanti

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dal sito: diPalermo

http://www.dipalermo.it/2016/01/21/le-parole-sono-importanti/

Come sempre avviene in un clima da stadio (ed in questo caso il termine è ancora più appropriato) sul web impazza la querelle sollevata dall’allenatore del Napoli. Non mi addentro nella spiegazione dei fatti, chiamiamoli così, perché mi interessano veramente poco. Quello che mi interessa è una riflessione a latere: perché una persona, in questo caso Sarri, per insultare Mancini (magari avrà anche avuto le sue ragioni, non so) può usare la parola frocio?

Da una deduzione logica, si direbbe dunque che frocio sia qualificato come insulto. Se si apre un qualsiasi dizionario della lingua italiana, questa è la definizione della parola in questione: s.m. (pl. -ci)• volgare di omosessuale maschile • Anche in funzione di aggettivo.

La forma volgare, dunque, corrisponde ad una forma dispregiativa rispetto al concetto principale che il sostantivo dovrebbe connotare, ovvero una persona omosessuale di sesso maschile. Qualcosa che va anche al di là dell’insulto, visto che esprime un problema etico e di rispetto. Questo la dice lunga su quanto ancora, in Italia, il pregiudizio ed il linguaggio comune viaggino a braccetto.

È vero, verissimo, purtroppo (come riporta una ricerca del 2012, ma non è cambiato molto) che frocio sia l’insulto più diffuso fra gli adolescenti italiani, ed anche in contesti differenti e più adulti, probabilmente, in maniera vergognosa e strisciante questa parola viene usata per denigrare avversari politici o, più semplicemente, una persona sgradita come ha fatto Sarri con Mancini.

Il tecnico del Napoli si è scusato dicendo che non è omofobo ed ha tanti amici gay(???) e magari è pure la verità, ma quanto conta il linguaggio che usiamo nei cambiamenti culturali che desidereremmo avere? Il linguaggio è l’insieme dei modi con cui diamo senso alla realtà e comunichiamo. Nel linguaggio si formano e risiedono gli stereotipi, che sono le immagini mentali con cui rappresentiamo la realtà. Sono semplificazioni rigide che usiamo come scorciatoie rispetto alla complessità del mondo. Sono costruzioni sociali che si radicano poco a poco, fino a divenire idee stabili che si tramandano tra generazioni, nelle famiglie, nelle scuole, e nei campi di calcio.

La stretta correlazione dimostrata negli esperimenti scientifici da linguisti, sociologi e psicologi (Vygotskij, 1934, nel libro Pensiero e linguaggio o Dixon- Krauss, 1998 ) fra linguaggio e pensiero, fa capire come le parole favoriscano una riproducibilità dei contenuti, favorendo o inibendo la costruzione dei concetti. Ecco perché le battaglie degli anni ’70 hanno cambiato la percezione culturale della parola negro ad esempio, rafforzando il concetto che la discriminazione basata sulla razza non fosse più gradita.

Ecco, il concetto rispetto alla parola usata da Sarri è praticamente lo stesso. E fin quando non cambieremo anche le nostre parole, difficilmente potremo andare in una direzione più civile. In Parlamento, come nei campi di calcio.

 

Giulia Noera

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