Donne e immigrazione: entrambe facce della stessa moneta

immigrateL’immigrazione è uno dei fenomeni sociali più controversi, ormai possiamo affermare con certezza di vivere in un mondo globalizzato, questa certezza viene alimentata anche dai flussi migratori provenienti dai più lontani angoli del mondo. Ma quali sono le cause che mettono il migrante nella condizione di partire?

Le cause la maggior parte delle volte derivano dal fatto che si potrebbero trovare altrove migliori condizioni di vita, lasciando nel paese di origine mancanza di lavoro, difficoltà economiche, siccità, disastri naturali, carestie, guerre ecc. insomma in alcuni casi l’immigrazione sembra l’unica via per la sopravvivenza. Alcune aree geografiche diventano dei veri e propri punti di attrazione, tra queste l’Europa. All’interno dello scenario europeo l’italia riveste una posizione di crocevia.

Nel corso degli anni si è creato uno stereotipo dell’immigrato di tipo maschile, ma negli ultimi anni diverse statistiche mostrano l’aumento della componente femminile migrante che comincia a rappresentare un importante fattore di mutamento. In Italia aumenta l’immigrazione in rosa che raggiunge cifre prima impensabili, le donne straniere nel nostro Paese, rappresentano il 51,8% della popolazione d’immigrati residenti in Italia.

Il fenomeno dell’immigrazione al femminile è molto eterogeneo sia per la varietà di provenienze che per i percorsi che ne segnano lo sviluppo. In questi ultimi anni l’immigrazione femminile non vede come protagoniste le sole donne che per ricongiungere la famiglia seguono il marito ma anche donne spinte da un progetto migratorio autonomo che da loro la possibilità di affermarsi qui.

La femminilizzazione dei flussi rappresenta una trasformazione dei significati e delle dinamiche che caratterizzano il progetto migratorio, nella maggior parte delle situazioni l’uomo che si separava dalla famiglia per cercare fortuna all’estero, spinto principalmente da motivazioni economiche.

Una volta stabilizzato, normalmente dava avvio alle pratiche di ricongiungimento familiare per moglie e figli, così la figura femminile in un certo senso sancisce la fine di un periodo di distacco e la ri-costruzione del nucleo familiare che si era infranto a causa del progetto migratorio. La donna che migra in un altro paese si assume il rischio di essere soggetto ad una doppia discriminazione, in quanto migrante e in quanto donna. E’ interessante notare che le comunità di immigrati con il minor tasso di presenza femminile, sono state quelle di origine musulmana.

Un percorso del tutto diverso riguarda ragazze provenienti sia da alcuni Paesi dell’Africa centrale, sia dall’Europa dell’Est, sfruttate da organizzazioni criminali che le costringono alla prostituzione. Tutto questo è causato dal miraggio della sistemazione lavorativa, con guadagni in breve tempo per risollevare le condizioni della famiglia nel Paese d’origine. Donne giovanissime vengono così avviate alla prostituzione con l’inganno e la violenza.

La “differenza” dovrebbe essere concepita non come un limite alla comunicazione, ma come un valore e un soprattutto come un diritto.

“Ciò che mi rende come sono e non diverso è la mia esistenza fra due paesi, fra due o tre lingue, fra parecchie tradizioni culturali. È proprio questo che definisce la mia identità. Sarei più autentico se mi privassi di una parte di me stesso?” (Amin Maalouf)

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