Femminicidio di massa di Hamas: “Non possiamo restare in silenzio”, firma l’appello

Sono trascorsi più di due mesi dall’attacco terroristico di Hamas a Israele, che ha causato la sanguinosa guerra in corso. Allora, 7 ottobre, “le donne non sono state uccise come gli altri civili”, scrive La 27ora sul Corriere della Sera. “Sono state sottoposte a violenze di gruppo che hanno frantumato i bacini, le loro gambe sono state divelte, le loro vagine dilaniate con i coltelli, i loro seni asportati e usati per giocare a pallone. I militanti di Hamas hanno urinato sui loro corpi, li hanno cosparsi di sperma. Prese in ostaggio, durante la prigionia, sono state ancora molestate e oltraggiate. Anche i loro cadaveri sono stati vituperati”.

Di tutto questo esistono le prove. Video che, però, non hanno spinto il mondo a denunciare questa violenza di genere di massa di Hamas contro le donne israeliane. Di recente, solo l’inchiesta del New York Times ha confermato l’orrore a cui sono state sottoposte.

Da qui l’importanza di aderire all’appello: “Non possiamo restare in silenzio“, a cui hanno risposto già molte donne. Perché bisogna rimarcare che “le violenze di Hamas non sono stati eventi isolati ma un piano studiato per oltraggiare le donne”. Quindi, “se credi che la vita di ogni donna abbia un valore”, unisciti a noi “per affermare che nessuno stupro debba essere legittimato, chiunque nesia l’autore”. No, no si può restare in silenzio. Il 7 ottobre c’è stato un femminicidio di massa.

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