Non si muove, non parla, è diventato dottore

Simone ce l’ha fatta. Ha perseguito il suo obiettivo con caparbietà e speranza ed è diventato dottore in Scienze della Formazione. Per lui gli applausi, la commozione della mamma, i complimenti di amici e parenti. Come a tutte le lauree. Con la differenza che Simone Gioia, 32 anni, è paraplegico. Il suo handicap gli impedisce di camminare, muoversi, perfino di parlare. Eppure, con i suoi tempi (si è iscritto nel 2003) ha raggiunto il traguardo. Non solo: probabilmente continuerà a collaborare con l’università, partecipando a progetti e attività.

Certo, arrivare fin qui è stata un’impresa. Ci sono stati degli stop, a volte per motivi di salute e altri per infinite ragioni. Ciononostante, lui e la sua famiglia non si sono mai persi d’animo: ha scrupolosamente seguito tutte le lezioni in aula, accompagnato da un tutor che prendeva appunti per lui. I genitori portavano invece un piccolo registratore, in modo che potesse riascoltare le spiegazioni a casa. Per permettergli di sostenere gli esami, i docenti hanno predisposto delle prove speciali, tutte a risposta multipla: Simone faceva un cenno con la testa, in modo da far capire al professore quale risposta riteneva corretta. “L’università” tiene a precisare il papà Antonio “è stata molto disponibile: l’ufficio disabilità è efficientissimo, e in generale abbiamo incontrato gentilezza e comprensione”.

Alla proclamazione c’era l’allegra combriccola dei parenti, e anche qualche amica del liceo: “La famiglia di Simone” raccontano Alessandra e Valeria “ha fatto il possibile e l’impossibile per dargli una vita normale. Per noi sono un esempio: ci hanno dimostrato che con l’amore si supera qualunque ostacolo. Sono ‘Gioia’ di nome e di fatto”. La tesi di Simone s’intitola “Università: tra percorso di studi e progetto di vita”. La prima parte è scientifica, mentre la seconda, come s’intuisce facilmente, è personale.

Tratto da Il Mattino di Padova

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