MADRI E FIGLIE: QUANTO INFLUISCE QUESTO RAPPORTO NELLA NOSTRA VITA?

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Si parla poco dell’essere figlie.
Se ne è accorta, per un caso della vita, Natasha Fennell, imprenditrice irlandese ed esperta di comunicazione. In tandem con la giornalista dell’Irish Times Roìsìn Ingle, ha scritto “Daughterhood”, un saggio sul rapporto con le madri uscito in Italia con il titolo “Scoprirsi figlia”.
“È cominciato tutto sei anni fa, quando a mia mamma, in seguito a una malattia, hanno pronosticato pochi mesi di vita”, racconta Fennell dal suo ufficio di Dublino. “All’idea di rimanere da sola, sono stata colta dal panico e ho iniziato a farmi domande: sono stata una figlia abbastanza buona? Avevo dimostrato a mia madre la mia gratitudine e quanto le volevo bene?”. Il bisogno di trovare delle risposte ha spinto Fennell a confrontarsi con altre donne nella sua condizione.

Per farlo, ha pubblicato un annuncio sull’Irish Time: “Abbiamo chiesto alle donne se avevano avuto una relazione difficile con la propria madre e se volevano migliorarla”. Risultato? “Siamo state inondate di mail”. E questa è stata una sorpresa: “Perché pensavo che tutte le figlie avessero una relazione preziosa con la propria madre, come l’avevo io con la mia”. Invece no: sulla scrivania di Fennell e Ingle, c’erano pagine e pagine piene di sensi di colpa, tristezza e frustrazione. “Ma c’era anche la voglia di dare una svolta al rapporto prima che fosse troppo tardi”. Quella con la madre, non si stanca di ricordare Fennell, è con ogni probabilità la relazione più intensa e longeva: “Le mamme possono continuare ad avere un’influenza sulla vita delle figlie anche dopo che se ne sono andate”.

D di Repubblica

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