Lettera a mio padre

Filicudi, padre e figliaCiao Papà
È la prima volta che ti scrivo una lettera…
Vorrei riempire questa pagina bianca, con mille parole che non ti ho mai scritto, parole che forse non ho mai avuto il coraggio di scrivere. Gli anni sono passati, adesso a scrivere è una bambina divenuta donna che ha, ancora, la voglia di pronunciare la parola “PAPÀ”. Queste quattro lettere sono celate nella mia mente. Non importa chi tu sia uno scienziato, un dottore, un avvocato, una semplice persona, per me sei, una persona speciale, dal cuore nobile dalla quale mi è difficile non ricordarti almeno oggi.

Le distanze ci dividono, ma un pensiero vola sempre, cercandoti tra i miei brevi ricordi, i giorni trascorsi insieme. Certo la vita non ci ha riservato per entrambi, momenti di gloria e felicità, abbiamo avuto molte difficoltà. Non nego, la mia infanzia, non è stata una delle migliori, la mancanza di non averti vicino mi ha fatto soffrire molto. Del resto mia madre non ha saputo coprire questo mancato tuo amore, con il suo. Ho conosciuto il collegio, porto ancora addosso le cicatrici dolorose, ho conosciuto livore di chi non mi ha mai, dico mai, amato. Sento ancora nelle notti le percosse e le grida di mia madre, che un po’ per isterismo un po’ per mancanza di cervello, ha lasciato traumi in me.

Ho conosciuto un uomo che ho sposato, un uomo violento, un padre padrone, che ha reso la mia vita ancora più sofferente. Nel mio cammino di donna ho incontrato solo persone false, bugiarde, maledendo più volte il giorno che sono nata. Anche mia madre me lo ripeteva che sarebbe stato meglio che non fossi nata. Conoscere il livore da bambina, non ha influito su di me. Ho cercato di farmi un carattere tutto mio, traendo spunto da lati negativi che la vita mi insegnava. Mi sono sempre ripetuta che non avrei mai commesso io ad altri, quello che subivo, sarei stata diversa. Ho conosciuto il male, sì, il male della malattia. Un male che uccide, che hai assaporato anche tu, combattendo contro in unisono.
Cercando di non cedere alle sofferenze. Era la prima volta che ti sentivo vicino, anche se a dividerci sono state le distanze. Io sono guarita e anche tu, questa mia forza l’ho ereditata da te, il coraggio di sfidare la morte la devo soprattutto a te, che mi incoraggiavi a non arrendermi.

Adesso dopo il divorzio ho conosciuto una persona semplice. Una persona che mi ha ridato il sorriso, quel sorriso oramai perso e la serenità, che credevo di non trovarla più. Comunque, non vorrei adesso ricordare per farti sentire in colpa, era per sottolineare che la mia sofferenza può capire la tua. La mia mente riaffiora le tue parole. “Vorrei tenerti con me per sempre”, se solo avessi potuto, o meglio se tu avessi avuto il potere di farlo, la mia vita sarebbe cambiata. Papà adesso sono una donna, una mamma e una nonna, la tua bambina ti cerca ancora, perché non ha mai smesso di farlo. Ti amo Papà, ti amo con un amore immenso, ti amo come una bambina in fasce che cerca la tua mano, il tuo affetto, lo sguardo di un padre.

Ti chiedo scusa se qualche volta ho dubitato di te e del tuo amore. Scusa se a volte mi sono dimenticata di te. Vorrei recuperare gli anni perduti, se solo potessi tornare indietro. Vorrei abbracciarti, per farti sentire il mio cuore come batte in questo momento, come l’emozione in me,
fa tremare le mani, non riuscendo a scrivere. Perdonami se ti dico che le mie lacrime stanno rigando il mio viso e i miei occhi non smettono di piangere. Perdonami se non ti ho mai detto che fai parte della mia vita, che occupi un pezzo del mio cuore, che sei la cosa più bella che Dio poteva regalarmi.

Perdonami se le mie promesse di venire a trovarti sono andate perse, come foglie al vento. Ho detto tante di parole ma quelle che ho veramente dentro le dico adesso. Mi manchi, mi manchi tanto. Ho bisogno ancora di te. Oggi, è il tuo compleanno ed io non sono vicino, a spegnere le tue sessantacinque candeline. Spero che questa mia lettera ti giunga in tempo per dirti…Buon Compleanno Papà.

Tua figlia,

Giulia Gabbia.

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  1. mzx39

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