Le molestie in ufficio, nel Paese del sessismo ‘ridanciano’

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di Giulia Noera

La notizia ha dell’incredibile ed arriva insieme ad altre tre terribili tragedie: l’ assoluzione di Domenico Lipari, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Palermo 1, insieme alle tre donne vittime di ‘carnefici casalinghi’ da Catania a Brescia. Questi fatti di cronaca, la dicono lunga su un Paese gravemente malato di sessismo, cosa che (tra l’altro) cammina a braccetto con l’ostentata negazione dei diritti di tutti in questi giorni tristi di ‘Family day’.

La motivazione della sentenza, che ha scagionato l’imputato da un’accusa di violenza sessuale, sia pure in forma attenuata, dà atto che Lipari fece effettivamente quel che gli viene contestato. Il comportamento del capufficio imputato, secondo la valutazione del tribunale, “era oggettivamente dettato da un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e ad una, sia pur scorretta, modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio”.

Io non so se riuscite a ‘pesare’ le parole di questa sentenza: ‘immaturo ed inopportuno atteggiamento di scherzo’…ma che fa, stiamo scherzando? E poi ‘una larvata forma di prevaricazione ed una (menomale che la sentenza si accorge  e scrive ‘sia pur scorretta’!!!) modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio’.

Io, sinceramente, non riesco a leggere queste parole senza un moto di disgusto, senza che mi si rivolti lo stomaco e salga forte la voglia di abbandonare un Paese insano. Ma insano assai.

Una sentenza che farà certamente discutere, e per la quale la Procura di Palermo sta valutando di chiedere il ricorso in appello: anche perché il verdetto ‘certifica’ che le molestie siano avvenute, e per questo andrebbero comunque condannate.

Ma siamo in Italia. Il Paese del sessismo nelle scuole, nelle case, fra le mura domestiche. Il Paese del sessismo ‘ridanciano’, dove gli uomini sono ‘maschi’ solo se ostentano la loro virilità, in un modo o nell’altro.

Siamo tutti colpevoli. O, perlomeno, quasi tutti.

Io, no. E come me, anche altre persone che si battono per i Diritti ed un reale cambiamento culturale.

Perché il vero cambiamento non lo darà una legge, più o meno repressiva. Il cambiamento SI FA quotidianamente, con le azioni di ogni giorno, facendo si che le Donne vengano rispettate in tutti gli ambiti, dalle mura domestiche (in cui, probabilmente, c’è moltissimo da fare) alla scuola, dallo sport al lavoro. Bisogna educare tutti, Donne e Uomini, perché (sembra incredibile!) ma spesso sono le stesse donne le peggiori nemiche di se stesse. Abnegando tutto, in funzione di un ruolo, che le vede vittime prima dei padri, poi dei figli e dei mariti.

E adesso, è venuto veramente il momento di cambiare le cose.

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